Gerfalco: Vivere o morire, di fame o di freccia?

Seminario AICS dedicato al Cibo e all’Arco Antico.

Nei giorni del 24 e 25 Giugno, a Gerfalco (Grosseto) si è svolto un seminario di aggiornamento per gli Istruttori AICS Archery, aperto anche al pubblico in alcune sue fasi. Gerfalco è un piccolo e suggestivo paese antico accovacciato sotto il Monte Cornate, nel cuore della Maremma. Il seminario teorico del sabato si è tenuto presso il Centro Visite della Riserva Naturale, il laboratorio pratico della domenica -relativo all’arco- nella magnifica cornice dell’Agriturismo “Casale Torricella”, nel mezzo di una potente foresta di cerri, castagni e conifere a 300 mt dalla vetta del Cornate. La cena del sabato – grazie ai frutti della collaborazione di Elena e di sua mamma – è stata celebrata nell’Agriturismo “Poggio alla Luna”, che ha avuto segnali di ottimo gradimento da ben 35 persone.

Il titolo dell’incontro è stato volutamente provocatorio; in ogni caso, le intense giornate hanno rappresentato un buon esperimento di “archeologia pubblica e partecipata” … forse anche grazie a quella “provocazione” e soprattutto per la splendida ospitalità di Elena, Claudia e Elena Luna, che si sono fidate della nostra proposta(!).

L’alimentazione antica, da cornice alla guerra e alla caccia, è stata affrontata da un punto di vista antropologico e (anche) filosofico, grazie ad un excursus introduttivo sull’alimentazione nella storia della venazione (dalla Roma antica al Medioevo e Rinascimento) da parte di Federica Badiali, studiosa della storia del cibo e del paesaggio. Proseguendo, l’esposizione delle tecniche antiche di caccia e combattimento con l’arco sono state trattate da parte di Gionata Brovelli, studioso e ricostruttore di archi antichi, insieme a Matteo Lucaroni, autore della tesi magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport che ha dato origine al progetto MBA!. Quest’ultimo tema – frutto di un progetto (My Bow Awake!) iniziato nel 2016 con l’Università di Perugia e la English Longbow Society inglese- tutt’ora in progress, ha l’obiettivo di scavare a fondo sulla tecnica di tiro propria degli archi potenti usati nel basso medioevo, avvalendosi dello studio della sterminata iconografia antica occidentale raffigurante scene di caccia e guerra di arcieri, la (scarna) trattatistica occidentale e quella (copiosa) dell’Oriente. Il tutto per far luce sull’aspetto tecnico strumentale e sulla biomeccanica del tiro, completamente diversa da quella sportiva imperante di oggi. Nel pomeriggio seminariale del sabato si è indagato sull’aspetto etico e antropologico della caccia, del suo aspetto simbolico e magico fino a giungere ai processi evolutivi dell’uomo dal Neolitico fino al Paleolitico, anche e soprattutto nei suoi aspetti legati al rapporto con la morte, alla socializzazione e allo sviluppo del linguaggio. In molte società tradizionali e in alcune comunità rurali, la caccia continua a svolgere un ruolo importante nell’approvvigionamento alimentare. In alcune regioni remote o meno sviluppate, dove l’agricoltura potrebbe essere limitata, la caccia fornisce un contributo significativo all’alimentazione delle persone.

Oltre alla sua funzione di approvvigionamento di carne, la caccia ha anche svolto un ruolo culturale e sociale. In molte culture indigene, la caccia è associata a pratiche spirituali e rituali e può svolgere un ruolo importante nella coesione sociale e nell’identità culturale delle comunità. Si è parlato delle tecniche di caccia dell’epoca, della selvaggina e del rapporto tra la società medievale e la popolazione più povera, obbligata a procacciarsi il cibo tra campi e boschi. Infine si è affrontato il tema delle guerre, ove le virtù del nobile erano parallele a quelle necessarie alla caccia, e che hanno visto gli arcieri, popolani e contadini, diventare protagonisti vittoriosi a loro volta contro i cavalieri: arcieri provenienti da ceti poveri e spesso disprezzati che, grazie alla loro esperienza in caccia fin da ragazzi, venivano reclutati a frotte nelle campagne militari. Da tenere in conto anche il contesto storico toscano del XIV –XV secolo: dall’Inghilterra, dalla metà del ‘300 in poi sono sorte “compagnie di ventura” formate da condottieri e uomini d’arme che con gli arcieri inglesi, reduci della Guerra dei Cent’anni, ne hanno di fatto scombussolato la geopolitica in lungo e in largo…

Nel pomeriggio del sabato e nella mattinata della domenica sono stati approntati laboratori sperimentali a numero chiuso sulla cucina della selvaggina e nell’accompagnamento di essa con i cibi vegetali e le bevande. Il titolo dei laboratori, Carne e Selvaggina sulle tavole medievali, chi la mangiava e chi la sognava credo sia apparso sufficientemente eloquente!

D’altro canto, per avvicinarci oggi alla cucina del Medioevo e del Rinascimento è necessario evitare di cercare similitudini con i cibi moderni, o paragoni con i sapori ai quali oggi siamo abituati. Piuttosto i commensali potranno assaggiare con curiosità e allegria questi piatti, pensando alla gioia che potevano dare allora, quando la buona tavola rappresentava un vero lusso. Non si tratta, si badi bene, di attualizzare o modernizzare le ricette antiche, perché non ne hanno alcun bisogno, basta leggerle a voce alta e si percepisce subito l’immediatezza del gesto del cuoco; allo stesso modo non si possono riprodurre come erano allora, non solo perché il nostro palato ricorda bene i sapori di cioccolata, pomodoro o patate, mentre non ha memoria della fame, che invece nel Medioevo e nel Rinascimento era ben conosciuta. Senza contare che gli ingredienti di oggi, vegetali o animali, sono completamente diversi da quelli antichi, sia per metodi produttivi che per sapore.

In realtà quella di cui abbiamo bisogno è solo una trascrizione che renda comprensibili alcuni termini dell’italiano antico, e le tecniche di cottura non più applicabili nelle nostre cucine. In altre parole questi piatti ci riportano direttamente alla modernità di molti secoli fa, se solo siamo in grado di essere abbastanza curiosi e cerchiamo di non fare confronti con le abitudini alimentari di oggi. Un lavoro, questo della professoressa Badiali, più che encomiabile da un punto di vista scientifico-sperimentale.

Il mattino e pomeriggio della domenica il tiro con l’arco ha fatto la parte del leone. Giovani e giovanissimi sono rimasti affascinati dalle riproduzioni di archi di legno, e i responsabili di AICS Archery Toscana (guidati dal referente regionale Luigi Caramante) insieme ai personaggi del Progetto MBA! del Settimo Gruppo ASD (AICS), hanno coordinato il campo creato ispirandosi alle prove di tiro tratte dalla letteratura antica.

Infine, un grande ringraziamento va all’amministrazione del Comune di Montieri, grazie al quale è stata possibile l’organizzazione del Convegno negli spazi del Centro Visite della Riserva Naturale. Ovviamente il tempo è stato… tiranno, ma ci ha fatto capire quanto sia stato importante questo primo esperimento, da rimodulare e riproporre senz’altro in futuro.

Vittorio Brizzi

Maggiori informazioni: sites.google.com/unife.it/gerfalco24-25-giugno2023/home-page

Cliccate qui sotto per accedere al bellissimo report fotografico:

Report: https://www.facebook.com/VivereoMorirediFameodiFrecce